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I dati sull’occupazione: andamento e interessanti novità

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Ogni giorno, come APL, intratteniamo rapporti con i diversi Centri dell’Impiego competenti per territorio.

L’occupazione in Italia è però anche oggetto di rilevazione statistica da parte dell’ISTAT, l’Istituto Italiano di Statistica.

Quali sono le differenze tra la rilevazione dell’ISTAT e i dati in possesso dei centri per l’impiego? Le differenze sono molte. Prima di tutto le statistiche del CPI sono di natura amministrativa, ovvero, nascono dell’attività amministrativa che interessa i CPI. Le comunicazione di inizio o cessazione attività sono gli strumenti tramite i quali il CPI rileva il numero dei rapporti in essere e le loro variazioni mese per mese. Le statistiche ISTAT, invece, sono frutto di una rilevazione campionaria e quindi, al netto di alcuni fattori, sono nella condizione di rilevare anche il lavoro irregolare che, ovviamente, non rientra nelle rilevazioni del CPI. Per questo motivo riteniamo che le due fonti informative siano entrambe importanti, e solo per la maggiore diffusione che queste hanno ci ritroviamo a commentare quelle ISTAT.

Cosa c’è di nuovo?

A settembre 2022 l’occupazione, dopo la flessione iniziata nel 2019 e continuata durante il primo anno di pandemia, ha guadagnato circa 1Mln di occupati in 2 anni. Recentemente sembrava che questa spinta si fosse esaurita e fossimo entrati in una fase di contrazione del Mercato del Lavoro, ma dopo alcuni l’occupazione è tornata a crescere. Cresce soprattutto l’occupazione maschile e quella nella fascia di età tra i 25-49 anni e in misura più che prevalente l’occupazione a tempo indeterminato. E su questo aspetto vogliamo soffermarci. Malgrado i dati disponibili non sono così disaggregati, il quadro complessivo sembrerebbe suggerire che molte forme di lavoro, tra cui l’apprendistato che godono di un rilevante vantaggio fiscale per le aziende, abbiano contribuito a spingere in alto l’occupazione a tempo indeterminato.  Infatti, all’aumento dell’occupazione a tempo indeterminato si associa un riduzione dell’occupazione a tempo determinato. Sembrerebbe, quindi, una trasformazione di contratto che, ribadiamo, frutto della normale evoluzione che contratti legati alla qualificazione del personale, nell’ottica di un progressivo percorso di crescita in azienda, hanno contribuito a determinare.

Questo, come APL, ci conferma che le Politiche Attive del Lavoro miranti a una riduzione del costo del lavoro sono la strada più efficace per far cresce l’occupazione a tempo indeterminato, ma, come osservatori del Mercato del Lavoro, ci obbliga anche a riflettere che strumenti di questo tipo hanno anche bisogno di tempo per dare i loro frutti.

 

Trovate il Nota dell’ISTAT e potete così approfondire l’aspetto che più vi interessa.

https://www.istat.it/it/archivio/276887

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