
Sono uscite da poco le stime di Unioncamere e Anpal, sul livello di fabbisogno occupazionale dal 2022 al 2026. Il dato è che nei prossimi 5 anni sarà di 1,3 milioni le necessità di nuovi lavoratori, a cui si devono aggiungere 2,8 milioni di lavoratori che usciranno dal mercato del lavoro raggiunta l’età pensionabile. Il saldo totale dei nuovi occupati sarà quindi di 4,1 milioni.
Ma in quale aree avverranno le maggiori assunzioni?
L’area economico-statistica è quella in cui la domanda sarà più alta (48 mila laureati all’anno).
Seguono l’area medico-sanitaria (44 mila laureati all’anno), politico-sociale (36 mila all’anno) e dell’ingegneria (28 mila laureati all’anno).
Per chi ha il diploma la domanda è di 71 mila diplomati all’anno in indirizzo meccanico, meccatronico, elettronico/elettrotecnico, di 47 mila diplomati all’anno nei licei e di 25 mila diplomati all’anno in indirizzi socio-sanitari.
Mancano all’appello 470 mila laureati e diplomati in settori specifici in cui si concentrerà la domanda di lavoro dei prossimi anni. Uno dei settori in qui questa carenza si manifesta di più è quello medico-sanitario in cui risultano introvabili il 47% di medici, il 42% di infermieri e fisioterapisti, il 38% di altri professionisti sanitari e sociali.
Il boom occupazionale in arrivo porta con sé da un lato una nuova difficoltà nel gestire la sostenibilità del sistema previdenziale e dall’altro una forte necessità di rafforzamento del sistema scolastico.
Per trarre il meglio da questo cambiamento in atto, è necessario risolvere i mismatch esistenti tra domanda e offerta di lavoro, previdenza e istruzione.